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Zagreb, 22 maggio 2024

 

SINTESI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CROATA
per il Sinodo sulla sinodalità 2021-2024
Zagreb, 15 maggio 2024

 

Con gioia, impegno e devota preghiera, abbiamo continuato insieme il cammino della sinodalità, rispondendo all’invito di Papa Francesco a esplorarne le vie, affinché la nostra Chiesa una, santa, cattolica e apostolica sia allo stesso tempo una Chiesa sinodale in missione, nel rispetto di tutta la Rivelazione biblica, della Tradizione e del Magistero della Chiesa. Il cammino sinodale della Chiesa ha permeato le nostre Chiese locali con diversa intensità; in alcune di esse si tratta di una continuazione dei sinodi delle Chiese particolari, ancora in corso. Come pastori delle loro comunità, i vescovi hanno nuovamente incoraggiato i sacerdoti, i fedeli, i movimenti ecclesiali e i consigli sinodali a continuare attivamente il processo sinodale. Lo scopo di questo cammino comune era quello di vedere come vivere la propria ecclesialità e come rispondere alle sfide di oggi con la propria identità cristiana. Così, secondo il desiderio di Papa Francesco, il Sinodo si è svolto come un cammino comune tra i fedeli laici, i vescovi, i sacerdoti e il Romano Pontefice. Le iniziative sinodali si sono manifestate in modo particolare nell’ambito organizzativo, pratico e dialogico delle Chiese locali. Esempi di buone pratiche del processo sinodale della Chiesa in Croazia sono le riunioni sinodali: dei sacerdoti, dei seminaristi, dei religiosi e delle religiose, dei direttori delle scuole cattoliche, delle associazioni e dei movimenti spirituali, dei cori parrocchiali, della pastorale giovanile. Il sito web dei media cattolici pubblica regolarmente notizie riguardanti le consultazioni sinodali. Si è tenuto il Colloquio teologico: Teologia e pratica della sinodalità nella Chiesa e consulenza sinodale dei teologi pastorali delle facoltà cattoliche di teologia in Croazia. Inoltre, il XVI Dies Theologicus è stato dedicato al tema Prospettiva contemporanea del servizio e della formazione dei catechisti e la 64ª Settimana Teologica e Pastorale alle sfide contemporanee della pastorale e della catechesi degli adulti. Alla luce delle riunioni sinodali, si è tenuta la Prima Riunione del Consiglio Permanente della CEC con i vescovi emeriti. I vescovi che hanno partecipato al Sinodo hanno condiviso le loro esperienze nei forum tematici e negli incontri dei sacerdoti; inoltre, a breve sarà pubblicato un articolo di uno dei vescovi partecipanti al Sinodo, dal titolo Il Sinodo dei Vescovi al servizio di un nuovo slancio evangelizzatore in chiave sinodale. Il metodo sinodale dell’ascolto nello Spirito è stato praticato con la lectio divina a livello diocesano, ed è stato applicato alle riunioni sinodali tematiche. Leggendo Relazione di Sintesi, le Chiese locali hanno riconosciuto gli incentivi più significativi per la loro situazione e su questa base hanno avviato delle iniziative al fine di inserirsi nel cammino sinodale della Chiesa. Dopo aver raccolto i contributi e le sintesi emerse come frutto degli incontri sinodali e delle iniziative nelle Chiese locali, abbiamo redatto questa sintesi nella quale sono emerse alcune conclusioni e prospettive come risultato del nostro lavoro, assieme alle esperienze condivise e alle consultazioni. In seguito verranno esposti i principali punti salienti del processo sinodale in Croazia e i temi rappresentati nelle sintesi ricevute dalle Chiese locali in vista del nostro viaggio verso il mese di ottobre del 2024.

  1. Alcuni aspetti delle relazioni tra le Chiese orientali cattoliche e la Chiesa latina

La Conferenza Episcopale Croata comprende l’eparchia greco-cattolica di Križevci, fondata nel 1777. I fedeli della diocesi provengono da diverse unioni ecclesiali – tra cui i credenti migranti e i rifugiati degli ultimi anni – che hanno portato con sé i loro costumi, le loro tradizioni, la loro lingua e il loro patrimonio spirituale, che contraddistingue i greco-cattolici in Croazia con una ricchezza di unicità e una unità nella diversità. La loro presenza – il clero e la gente comune – è un’importante realtà pastorale, la quale permette di scoprire la ricchezza spirituale che amplia sia la comprensione dell’espressione che l’azione stessa della Chiesa cattolica. La vicinanza dei greco-cattolici facilita anche l’ingresso dei fedeli di rito romano nel mondo dell’impegno ecumenico con le Chiese orientali e facilita il superamento delle distanze che possono essere provocate dalle diversità rituali. Nella vita delle Chiese locali, questa vicinanza ha facilitato l’accoglienza e la comprensione dei bisogni dei migranti, credenti di tradizione orientale. Il più grande contributo che i fedeli greco-cattolici possono dare alla vita della Chiesa all’interno dell’Eparchia di Križevci è la loro testimonianza dell’unità della fede che si esprime nella diversità dei riti, delle tradizioni, dei canti religiosi e del linguaggio liturgico. In questo modo, i clerici e i laici di rito latino, in vari incontri di carattere pastorale, scoprono e imparano a conoscere la ricchezza del patrimonio spirituale e della tradizione greco-cattolica. Nell’azione pastorale, infatti, devono essere preservate le peculiarità di entrambe le tradizioni rituali, riconoscendo le componenti essenziali della dottrina della fede cristiana e delle sue diverse espressioni liturgiche e di preghiera. Particolare attenzione deve essere, inoltre, rivolta alla vita sacramentale, prestando attenzione alla sensibilità nella formazione e nell’educazione dei bambini, perché l’ordine di celebrazione dei sacramenti d’iniziazione nel rito orientale è diverso dall’ordine nel rito romano. Le consultazioni sinodali ci hanno mostrato l’importanza di organizzare conferenze, forum e discussioni tematiche e di preparare materiali appropriati che aiutino i fedeli a comprendere lo stesso insegnamento cattolico e la diversità delle manifestazioni rituali e del linguaggio. Ciò ha contribuito alla crescente presenza di sacerdoti greco-cattolici nella vita delle Chiese locali.

  1. Alcuni aspetti della figura e del ministero del Vescovo (in particolare: criteri di selezione dei candidati all’episcopato, funzione giudiziale del Vescovo, natura e svolgimento delle visite ad limina Apostolorum) in prospettiva sinodale missionaria

Nella nostra realtà ecclesiale, anche durante i processi sinodali, si è confermata un’esigenza manifestata in precedenza in tutti i segmenti della vita delle Chiese locali, delle loro istituzioni e comunità, vale a dire che i Vescovi, nell’esercizio del loro ministero, devono saper avviare e animare i processi con paterna autorità, e prendere decisioni finali che siano frutto di una riflessione comune, di un giudizio saggio nella scelta tra diversi stili e modalità di governo, e di determinazione nell’azione. È stato dimostrato che le forme di partecipazione di tutti, previste dall’attuale legislazione canonica universale, non sono emerse in modo soddisfacente in tutte le diocesi. Pertanto, questo documento evidenzia anche la necessità di un maggiore impegno dei laici e dei membri delle istituzioni di vita consacrata e delle società di vita apostolica negli organismi partecipativi e decisivi. Tuttavia, il problema che è emerso maggiormente nelle singole diocesi riguarda l’indebolimento dell’autorità dei vescovi e quindi l’indecisione o la totale assenza di opportune decisioni di governo. Quando un vescovo perde l’autorità e la volontà di prendere le decisioni necessarie e di assumersene la responsabilità, i processi sinodali perdono la loro intenzionalità e diventano controproducenti. Lo stile con cui il Vescovo esercita il suo governo è determinante per la partecipazione dei sacerdoti e dei diaconi, dei laici e delle laiche, dei consacrati e delle consacrate. La scelta, però, se integrare più o meno sinodalità nel modo in cui si governa non può essere imposta per legge, senza lasciare spazio al giudizio su ciò che uno o l’altro modo significherebbe in relazione alle esigenze e ai problemi concreti delle Chiese locali e delle realtà ecclesiali del suo territorio. È proprio nel campo della protezione dei minori e delle persone vulnerabili nella Chiesa in Croazia che si è dimostrata necessaria la disponibilità dei vescovi ad un’azione comune e coordinata secondo l’attuale norma ecclesiastica. Tuttavia, il problema, che in alcuni casi in questo ambito dimostra l’insufficienza dell’attuale modo di esercitare la potestà giudiziaria del vescovo, si riscontra nell’armonizzazione tra il suo ruolo di padre e quello di giudice. Pertanto, l’iniziativa di affidare compiti giudiziari ad un altro organo, un eventuale tribunale speciale ecclesiastico, che sarebbe canonicamente designato e approvato dalla Santa Sede, è accolta e incoraggiata.

La Relazione di Sintesi della prima sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo parla del ruolo dei rappresentanti pontifici in una prospettiva sinodale missionaria al numero 19, dedicato al raggruppamento delle Chiese all’interno della comunione di tutta la Chiesa. Istituzionalmente, e nella prospettiva di una comune sollecitudine pastorale per i fedeli nell’ambito delle Chiese particolari dello stesso popolo, le Conferenze Episcopali hanno un ruolo pratico significativo, che deve essere rafforzato da un maggiore decentramento in termini di più ampi poteri decisionali generali con forza giuridica, di condizioni armonizzate delle Chiese locali (cf. can. 455), come pure dalla facoltà di svolgere alcuni procedimenti quali procedure amministrative, ricorsi gerarchici, ratum non consumatum, il privilegio in favore della fede, nonché le cause dei beati e dei santi.

  1. Il ruolo dei Rappresentanti Pontifici in prospettiva sinodale missionaria

Il ministero dei nunzi apostolici può contribuire in modo significativo a rafforzare la comunione, la partecipazione e la missione all’interno della Chiesa. Di seguito presentiamo alcuni suggerimenti affinché il loro ministero trovi espressione nello spirito sinodale. In primo luogo, i rappresentanti apostolici sono chiamati ad essere ponti di unità e di comunione tra la Santa Sede e le Chiese locali. Il loro ministero dovrebbe assicurare che la voce di ogni credente sia ascoltata e rispettata nel cammino comune della Chiesa. E che, nello spirito della sinodalità, ascoltino attivamente i bisogni, le preoccupazioni e le gioie delle Chiese locali. Essi sono chiamati a promuovere il dialogo e la cooperazione, sia all’interno della Chiesa che tra la Chiesa e la società in generale, cercando sempre percorsi comuni per un progresso generale, di tutti. Inoltre, sarebbe significativo il loro sostegno alle iniziative locali che promuovono la sinodalità attraverso il coinvolgimento dei laici, il riconoscimento e la valutazione dei diversi carismi e la partecipazione attiva di tutti i livelli della Chiesa alla vita della comunità. È importante che promuovano anche l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, incoraggiando la cooperazione e le iniziative congiunte che contribuiscano all’unità tra i cristiani e alla comprensione reciproca con le altre religioni. Nello spirito della sinodalità, dovrebbero lavorare per costruire fiducia e trasparenza all’interno della Chiesa. Il loro ministero dovrebbe caratterizzarsi per l’apertura, la sincerità e la responsabilità verso tutti i membri della Chiesa e della società. Come rappresentanti della Santa Sede, essi sono chiamati a promuovere la comunione, il dialogo e la cooperazione, assicurando che la Chiesa rimanga fedele alla sua missione di annunciare il Vangelo e di servire il mondo.

  1. Una revisione, in prospettiva sinodale e missionaria, dei documenti che disciplinano le relazioni fra Vescovi, Vita consacrata, Aggregazioni ecclesiali

Le conclusioni dei sinodi locali sottolineano l’importanza delle visite pastorali dei vescovi non solo alle parrocchie, ma anche a quelle comunità di vita consacrata e alle associazioni ecclesiali che operano nella cura pastorale delle singole diocesi. Le visite pastorali sono importanti non solo per il rafforzamento della vita dei fedeli, ma anche per la crescita ecclesiale di tutti coloro che sono impegnati nella missione evangelizzatrice della Chiesa. C’è bisogno che le istituzioni di vita consacrata, nonostante l’autonomia di cui dispongono, si aprano di più e si avvicinino con più fiducia ai pastori della Chiesa locale. Inoltre, i documenti dei recenti Sinodi delle Chiese particolari raccomandano alle persone consacrate e ai membri delle associazioni ecclesiali una collaborazione con i pastori locali, e affinché tale collaborazione sia il più possibile fruttuosa è necessario rafforzarne la sensibilità reciproca e l’azione pastorale. I rapporti tra le diocesi e le comunità religiose devono essere regolati dagli atti giuridici, ma nello spirito dell’ecclesialità e nella gioia che comporta il servizio alla propria missione. L’obiettivo verso il quale è necessario tendere nei rapporti tra le strutture gerarchiche ecclesiali, le comunità di vita consacrata e le associazioni ecclesiali è quello di costruire un rapporto complementare in cui ciascuno contribuisca secondo la propria vocazione e i propri carismi. La cooperazione, la comunione e l’apertura alle diversità devono continuare ad essere i valori guida, che devono anzitutto testimoniare reciprocamente le strutture gerarchiche e carismatiche della Chiesa, in modo tale da raggiungere insieme le “periferie” della società. Almeno una volta all’anno i Vescovi sono incoraggiati ad organizzare degli incontri spirituali – formativi per le persone di vita consacrata, i membri delle società religiose e dei movimenti ecclesiastici a livello diocesano, affinché tutti possano conoscersi e crescere in una comune vocazione e missione.

  1. Una revisione della Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis in prospettiva sinodale missionaria

La riflessione sull’educazione sacerdotale nel contesto della sinodalità della Chiesa occupa un posto speciale nel mistero della Chiesa stessa e del Popolo di Dio. Come prima e importante sfida della Chiesa in Croazia, il rafforzamento della pastorale vocazionale sistematica e continua è riconosciuto come un dinamismo sinodale della vita di tutto il Popolo di Dio. Un’altra sfida importante viene posta dalla questione della pianificazione di un periodo di preparazione valido e adeguato, che consenta un approccio personale nella preparazione dei candidati, che dipende da molti fattori quali l’età, la maturità e la formazione della persona, il contesto familiare e quello sociale, la formazione religiosa, l’esperienza di vita ecclesiale, ecc. Guardando alla formazione sacerdotale, si riconosce sempre più l’importanza della collaborazione reciproca tra le varie case di formazione, siano esse religiose o diocesane, analogamente alla proposta sull’associazione sovradiocesana dei seminari dell’attuale Ratio Fundamentalis. Alcune Chiese locali con la pratica del diaconato permanente hanno evidenziato l’importanza di fare un Vademecum per i diaconi permanenti per dei possibili percorsi collegati alla formazione dei candidati al sacerdozio, soprattutto nell’anno pastorale. È proprio in questo legame più forte e concreto che riconosciamo la novità della vita della Chiesa sinodale. È necessario, pertanto, unire gli sforzi spirituali e professionali in tutti gli ambiti comuni ai candidati religiosi e diocesani, perché si tratta della stessa natura umana sulla quale si fonda ogni vocazione. Ciò si realizza attraverso l’organizzazione congiunta degli organi della Conferenza Episcopale e della Conferenza dei Religiosi. Nello spirito della sinodalità della Chiesa, si riconosce anche la necessità di una maggiore armonizzazione della formazione e dell’educazione, cioè l’armonizzazione del programma delle case di formazione e del programma di studio. Tale armonizzazione contribuirebbe essenzialmente alla realizzazione della caratteristica unica, integrale, comune e missionaria della formazione, di cui si parla nell’introduzione all’attuale Ratio Fundamentalis. Tenendo presente che i presupposti di un seminario minore e la precedente completa costruzione umana e cristiana dei candidati sono pressoché inesistenti, si riconosce la necessità di allungare i tempi delle precedenti tappe formative e di modificarne i nomi stessi. Così, invece di “stadi di studi filosofici (o discepolato)”, sarebbe auspicabile porre maggiore enfasi sullo “stadio del discepolato” e includere gli studi filosofici nei contenuti formativi. Ciò ravviverebbe la ferma convinzione che un completo studio filosofico-teologico non può essere l’unico criterio per l’idoneità dell’ordinazione sacerdotale.

  1. Alcune questioni teologiche e canonistiche intorno a specifiche forme ministeriali

Nella nostra realtà ecclesiale, l’importanza della parrocchia è riconosciuta come unità fondamentale della regolare attività pastorale e si sottolinea la necessità di armonizzare la cura pastorale della parrocchia con le disposizioni dei recenti documenti ecclesiastici e le esigenze della pastorale moderna. La pastorale parrocchiale deve sostenere e sviluppare in primo luogo le forme di vita regolare della parrocchia. I parroci sono chiamati a svolgere con gioia la loro missione, ad offrire un esempio di preghiera personale, ad accompagnare i fedeli nella loro crescita nella fede, ad essere per loro esempio e sostegno con la loro testimonianza di vita. È necessario sottolineare lo sviluppo di un rapporto di collaborazione tra i ministri ordinati e gli associati nella parrocchia, con l’obiettivo di una comune sollecitudine per la promozione della comunione ecclesiale e la realizzazione di programmi pastorali. Nel contesto della comunità parrocchiale è stata confermata l’importanza della famiglia come fondamento di ogni comunità cristiana e l’azione missionaria. È necessario, pertanto, promuovere nelle famiglie l’educazione cristiana nella fede e nella pratica e accompagnare in particolare le giovani famiglie presenti nella comunità, secondo le esigenze della vita familiare. È di particolare importanza essere orientati verso la missione in particolare delle persone con disabilità riconoscendo l’esperienza della loro sofferenza, emarginazione e discriminazione.

È necessario, dunque, promuovere ancora di più il ruolo dei fedeli laici nella vita e nella missione della Chiesa, perché essi contribuiscono alla realizzazione della Chiesa come comunità. I fedeli laici hanno bisogno di essere maggiormente riconosciuti come ministri attivi nelle comunità cristiane attraverso l’organizzazione, la conduzione e l’animazione di varie iniziative e progetti e la partecipazione a diversi organismi parrocchiali e diocesani. È necessario riconoscere e valutare i carismi nella loro diversità, evitando gli estremi o i dualismi che ne sminuiscono il carattere laicale svolgendo compiti destinati ai ministri ordinati. È necessario coinvolgere i fedeli laici con maggiore fiducia nella vita ecclesiale e negli organismi di collaborazione e corresponsabilità, e così approfittare del loro impegno, che spesso incontra ostacoli inutili da parte dei chierici. In Cristo, gli uomini e le donne sono rivestiti della stessa dignità battesimale e secondo la misura di Dio ricevono i diversi doni dello Spirito in comune corresponsabilità. La loro cooperazione va promossa a tutti i livelli della comunità cristiana. È quindi necessario valutare il contributo delle donne nella Chiesa e nella società, in particolare delle giovani madri nel contesto della loro protezione nel mercato del lavoro, ma anche considerare l’aumento delle responsabilità pastorali che dovrebbero essere affidate alle donne in alcuni ambiti della vita e della missione della Chiesa. Per quanto riguarda l’accesso delle donne al diaconato, nella nostra realtà ecclesiale si nota un atteggiamento secondo il quale una tale decisione sarebbe controproducente e in contrasto con la tradizione ecclesiale, che ha conosciuto tale ministero in circostanze rare e oggi non attuali.

  1. Criteri teologici e metodologie sinodali per un discernimento condiviso di questioni dottrinali, pastorali ed etiche controverse

Il cambiamento dell’epoca di cui parla Papa Francesco si manifesta attraverso diverse sfide culturali e valoriali favorite dallo sviluppo delle tecnologie. Questo stato di cose richiede nuovi criteri teologici per discernere e affrontare questioni dottrinali, pastorali ed etiche non sufficientemente chiare relative alla vita sociale ed ecclesiale. Una questione scottante riguarda il modo in cui è necessario preservare l’intreccio di amore e verità senza il pericolo dell’incoscienza pastorale, dell’incoerenza evangelica e del cieco adattamento dell’insegnamento di Gesù alle tendenze contemporanee che negano le verità teologiche e antropologiche sull’uomo, creato a immagine di Dio. Il contesto croato mostra la sensibilità dei fedeli nei confronti di queste sfide, e attraverso varie iniziative sono stati organizzati workshop, centri, simposi che trattano questi temi da cui si può individuare la questione dell’ideologia di genere, degli abusi sessuali sui minori, della mentalità antinatalista, della visione liberista della vita umana al momento del concepimento, delle situazioni di unioni matrimoniali irregolari e di altro tipo, ecc. La situazione spirituale e teologica nelle varie parrocchie mostra una significativa fedeltà alle esigenze evangeliche che sottolineano l’interdipendenza della verità e dell’amore, della misericordia e della giustizia. Nonostante il contesto occidentale permissivista, i fedeli cercano chiarezza e un fermo sostegno nella Chiesa, mettendo in guardia in vari modi dai pericoli del relativismo e dell’etica situazionale. Diverse ricerche sociali su queste sfide e l’impegno pastorale e personale di molti esperti e pastori della Chiesa in Croazia contribuiscono all’affermazione della verità sull’uomo e dell’integrità nell’approccio ai problemi etici. Tutti questi sforzi contribuiscono a formare la coscienza morale dei credenti, a discernere nuove situazioni e circostanze, a riaffermare gli elementi essenziali della dottrina e della morale, che mira sempre a salvare le anime.

  1. L’ascolto del grido dei poveri

Papa Francesco sottolinea l’importanza della scelta per i poveri, affermando che si tratta di una categoria teologica piuttosto che culturale o politica. Dio manifesta la sua misericordia prima ai poveri, e la Chiesa riconosce sfide come la miseria materiale e morale, la mancanza di una casa, la persecuzione, la migrazione e la malattia nel suo servizio ai poveri. La Chiesa in Croazia risponde al grido dei poveri attraverso associazioni, comunità religiose, ma anche iniziative individuali dei fedeli, dimostrando così la realizzazione dell’amore cristiano nella pratica. I frutti di questo lavoro si esprimono attraverso varie attività caritative e sociali. Come esempi di assistenza concreta, elenchiamo le mense per i poveri, i mestieri sociali, i mercati sociali e i mercati di forniture mediche, dove i cittadini possono donare o ricevere gratuitamente cibo, vestiti, beni di prima necessità, medicinali e forniture mediche. Nella Chiesa del popolo croato abbiamo sacerdoti che ogni giorno scendono in piazza per dar da mangiare agli affamati e agli assetati e per vestire gli ignudi, come Cristo ci comanda. Oltre a questi modi di prendersi cura dei poveri, è importante sottolineare le attività delle Caritas parrocchiali, che svolgono la loro missione nell’assistenza ai bisognosi nell’ambito delle singole parrocchie. Oltre alla cura dei poveri, è sempre più riconosciuta la necessità di prendersi cura degli anziani e dei malati, soprattutto di coloro che vivono da soli, dipendenti dalla vicinanza e dall’aiuto degli altri nelle situazioni di vita quotidiana. Quando si lavora con i poveri, è necessario riconoscere i bisogni specifici di una persona, lavorare sistematicamente e complementare con altre organizzazioni con l’obiettivo di ottenere il pieno sostegno della persona umana. Nel territorio della CEC ciò è stato facilitato dalla conclusione di un accordo attuativo sulla Caritas Croazia, in base al quale lo Stato stesso contribuisce aiutando le più ampie forme possibili di attività sociale e caritativa delle istituzioni ecclesiastiche: dalla Caritas parrocchiale alle comunità religiose e alle associazioni ecclesiali in cui sono coinvolti molti laici.

  1. La missione nell’ambiente digitale

Nel mondo virtuale di oggi, che è diventato il principale luogo di residenza per molte persone, si cercano varie cose come l’istruzione, l’amicizia, l’amore, il divertimento e lo spazio per la crescita spirituale. Mentre diverse categorie competono per l’attenzione degli utenti, il campo della spiritualità e della fede rimane spesso poco rappresentato. Pertanto, come Chiesa, riconosciamo l’importanza di impegnarsi nello spazio virtuale per fornire supporto spirituale e istruzione ed essere presenti dove le persone cercano significato e crescita spirituale. Vale a dire che è difficile ridurre la verità e la profondità della fede a brevi clip video/audio di 15-30 secondi, cioè a contenuti accettabili per l’uomo dell’era digitale di oggi, la cui concentrazione sui contenuti spesso non dura più a lungo di quei pochi secondi. Da una parte, la Chiesa ha ragione a dire di non essere d’accordo con la banalizzazione del suo contenuto di fede e non ricorre agli strumenti della manipolazione clickbait e del sensazionalismo nei titoli dei giornali. Dall’altra parte, come Chiesa, dobbiamo trovare il modo di rendere i contenuti che offriamo nel mondo virtuale attraenti, interessanti e accessibili alle persone di oggi, in particolare ai bambini e ai giovani per i quali il mondo virtuale fa parte della vita quotidiana in cui sono nati e con i quali stanno crescendo. È chiaro a tutti che la pastorale e l’evangelizzazione devono incontrare l’uomo nelle circostanze della sua vita reale e portargli lì l’annuncio del Vangelo, perché se non riusciamo a riconoscere e rispondere alle sfide di oggi, il nostro messaggio perderà la sua importanza e il suo fascino. Pertanto, dobbiamo impegnarci maggiormente nell’educarci alla cultura digitale e alla strumentazione che può aiutarci a mediare i contenuti. Tuttavia, le carenze del mondo virtuale e il chiudersi delle persone all’interno delle quattro mura domestiche non dovrebbero essere ignorate. L’incontro personale deve avere la precedenza nell’evangelizzazione e incoraggiare i contenuti virtuali a una pratica concreta della vita religiosa e sacramentale, così come dell’apostolato e dell’attività nel mondo reale. Un esempio positivo è la Rete Cattolica Croata, con tutte le sue componenti, che è stata recentemente confermata da un sondaggio sulla fiducia dei cittadini croati nei media con particolare attenzione ai temi religiosi. La fiducia guadagnata dal pubblico è il risultato della creazione di contenuti di qualità ed è dovuta ad una redazione che conosce i postulati del giornalismo e una vasta gamma di argomenti sociali e religiosi; ma importanti inoltre le relazioni costruite nel tempo e una buona collaborazione con interlocutori che sono in grado di dare informazioni veritiere, precise e pertinenti in qualsiasi momento.

  1. La recezione dei frutti del cammino ecumenico nelle prassi ecclesiali

Le circostanze storiche hanno plasmato una particolare sensibilità nella nostra realtà ecclesiale e hanno sottolineato l’importanza degli sforzi e delle aspirazioni ecumeniche verso un grado crescente di unità con i fedeli delle Chiese orientali e delle comunità derivanti dalla Riforma o dall’eredità della Riforma. Finora si sono già svolti regolari incontri ecumenici di preghiera, numerosi incontri a livello accademico e varie iniziative sociali e caritative. Una delle iniziative ecumeniche, che riunisce ogni anno molti cristiani di tutti gli ambiti ecclesiali, è la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Sotto la direzione del Consiglio per l’ecumenismo della Conferenza episcopale croata, vengono stampati e distribuiti materiali in modo che tutti possano partecipare alle celebrazioni ecumeniche di preghiera. Tra i documenti importanti degli ultimi tempi, merita notare la lettera pastorale del 2022, Incentivi e orientamenti per un’attività ecumenica più impegnata, con la quale i vescovi croati vogliono incoraggiare tutti i fedeli a impegnarsi ancora più fortemente per l’unità e il rilancio dello spirito ecumenico. Un certo numero di istituzioni cattoliche educano i fedeli ai valori ecumenici in conformità con l’insegnamento della Chiesa. Tuttavia, è necessario dare un impulso più forte all’impegno ecumenico a livello parrocchiale e diocesano. Ciò è già in parte realizzato attraverso varie iniziative ecumeniche di preghiera e di carità in numerose parrocchie e diocesi, ma è necessario coordinare e ampliare le iniziative tra loro. Non si perda di vista che la fedeltà alla preghiera rimane il mezzo principale per raggiungere una maggiore e più profonda unità. A livello nazionale, sarebbe bene formare un organismo sinodale ecumenico che orienti le iniziative ecumeniche nei settori dell’annuncio comune del Vangelo, delle celebrazioni interconfessionali di preghiera e delle opere concrete di servizio all’uomo e alla società.

Conclusione

La grazia del cammino sinodale della Chiesa in Croazia è stata un’occasione per riflettere sui segmenti fondamentali che fanno della Chiesa una Madre presente e amorevole. In questo senso, la particolare preoccupazione nei confronti dei poveri ha ritrovato il suo posto nei dibattiti e ha ricordato alla Chiesa di andare verso le “periferie”. Tuttavia, una tale uscita è sempre minacciata da un rapido sviluppo tecnologico che crea un ambiente digitale nel quale l’individuo prevale sulla comunità e nel quale si cercano delle soluzioni tecniche a dei problemi umani fondamentali. Da un lato, la Parola di Dio rimane una fonte chiave per unire le persone, specialmente attraverso ministri ordinati la cui formazione deve essere rafforzata in vista delle nuove circostanze digitali. D’altra parte, la Tradizione della Chiesa, sottolineando l’uguale dignità battesimale di tutti i fedeli e di tutti i ministri ordinati, apprezza la diversità dei carismi attraverso i quali si manifesta la corresponsabilità di tutti nei confronti di tutti e la vita coerente della missione battesimale. Tale spirito missionario non può essere ravvivato senza la collaborazione di tutti i membri della Chiesa con un maggiore spazio per il coinvolgimento dei fedeli laici, della declericalizzazione e del decentramento di alcuni ministeri che non sono per loro natura sacramentalmente condizionati. L’approfondimento della cooperazione e il rafforzamento delle iniziative pastorali congiunte dei vescovi e di altre comunità, come le comunità di vita consacrata e le associazioni laicali, è un segmento importante della sinodalità per la presenza attiva e profetica della Chiesa nel mondo. La realtà della Chiesa in Croazia sottolinea l’importanza degli sforzi ecumenici e delle aspirazioni verso l’unità con i fedeli delle Chiese orientali e delle comunità derivanti dalla Riforma. Attraverso regolari incontri ecumenici, celebrazioni di preghiera e iniziative caritative, viene incoraggiato il crescente coinvolgimento dei fedeli nella realizzazione dello spirito ecumenico. La ricchezza dei riti liturgici facilita l’integrazione dei migranti provenienti da altre Chiese e comunità cristiane. Oltre a queste dinamiche interne alla Chiesa, il sinodo ha contribuito a sensibilizzare su un altro punto, ossia su quanto lo spirito del mondo eserciti un grande ascendente su alcune membra del corpo che sono così diventate “lupi travestiti da agnelli” e quindi hanno inflitto ad altri delle ferite irreparabili. Queste ferite sul corpo della Chiesa hanno rafforzato ulteriormente la consapevolezza della necessità di riconnettere la verità e l’amore contro la mentalità permissiva che nega la fondamentale antropologia cristiana della creazione dell’uomo a immagine di Dio.